INFORMAZIONE MALATA di Francesca Cianci
Negli ultimi tempi quasi quotidianamente apprendiamo notizie circa delitti su base passionale, omicidi e suicidi “per amore”, per gelosia, per cause depressive e quantaltro. Indipendentemente dalle più o meno dettagliate diagnosi psichiche riguardanti le personalità degli autori di tali crimini, e dalle caratteristiche delle azioni omicidarie, voglio soffermarmi sull’aspetto psicosociale, legato alla divulgazione e alla diffusione di simili e similari notizie da parte dei mass-media.
Purtroppo, parallelamente all’ovvia importanza positiva dei mezzi di comunicazione, è necessario constatare l’influenza altamente negativa e gli aspetti estremamente pericolosi che spesso inevitabilmente contribuiscono a danneggiare la psiche di personalità provate o fragili, e che comunque influiscono pesantemente sull’inconscio collettivo.
Il confine tra il “ dovere di cronaca” e l’arbitrarietà della trasmissione e diffusione delle notizie, dovrebbe essere più demarcato; mi riferisco alle modalità e ai criteri di divulgazione di fatti ed eventi che vanno ben oltre la dovuta necessaria e sacrosanta informazione… la frequenza ripetuta e ossessiva delle stesse notizie, per giorni, mesi, a volte anche anni, analizzate e sviscerate in tutte le possibili componenti, la descrizione dettagliata di tutti i particolari della dinamica e dei vissuti dei protagonisti, spesso con la presenza di foto e immagini toccanti e suggestive, commenti di amici e parenti, opinioni approfondite di esperti in materia, attenzioni spasmodiche che contribuiscono a tal punto da poter, in certi casi, parlare di “fenomeno”…
Si sottovaluta che i mezzi di comunicazione agiscono anche come “agenti a livello di socializzazione” e se la socializzazione rappresenta un sistema di valori, di norme, di modelli culturali in relazione ad una collettività, i mass-media contribuiscono in modo assai marcato a far sì che tali modelli vengano non solo conosciuti, ma anche “interiorizzati”, spesso al punto tale da portare gli individui a ritenere “naturali” comportamenti e modi d’essere che proprio naturali non sono. Si può parlare così di potenti strumenti di socializzazione. I mass-media contengono insito il potere di cambiare radicalmente, e anche velocemente, l’ambiente all’interno del quale interagiscono e dall’ambiente così modificato, non solo bambini e adolescenti, ma gli individui tutti, traggono modelli da imitare. Risultato: il pericolo è che si alimenti tacitamente una rete di “piccoli e grandi criminali”. L’aspetto quantomai pericoloso riguarda “l’assuefazione” di quanti in un certo senso subiscono l’informazione così fornita… giornali e telegiornali, siti, blog, facebook, messaggi eccessivamente ripetuti… tutto questo crea un effetto mediatico che devasta le menti in maniera silenziosa e la pericolosità stà proprio nell’abitudinarietà ad apprendere notizie di crimini che in extremis rientrano quasi naturalmente nella vita e nel vissuto di ognuno di noi, un vissuto che inconsciamente ci “autorizza” a pensare e ad agire da “criminali”, senza averne precisa consapevolezza. Quello che succede nel lungo tempo è una pericolosa svalutazione della percezione dell’entità e della gravità degli eventi. I ragazzi oggi sono quasi assuefatti, troppo abituati, al fenomeno della morte-spettacolo, a tal punto da restarne ormai indifferenti… non ci si scandalizza più… l’evento omicidio o suicidio non suscita più quel sano orrore che ci si aspetta umanamente di provare…
L’aspetto paradossale e deleterio che intendo mettere in luce si riferisce dunque ad un modello d’informazione più simile ad un varietà che ad una sana cultura giornalistica d’informazione.
Riflettano i giornalisti e si diriggano maggiormente verso informazioni semplici e pulite, evitando gossip e “commercio”, modalità che contribuiscono a stimolare nei giovani una percezione “aliena” della realtà, e di conseguenza la “legittimazione” di comportamenti turpi e insani.
Ci si illude che i mass-media non influiscono sulle nostre idee e sulle nostre scelte, ma si disconosce così che l’effetto “persuasione” spesso sfugge alle nostre menti rendendoci inconsapevolmente indifesi.
Non è necessario spegnere i riflettori per non ispirare emulazione e assuefazione… ogni giornalista che si rispetti dovrebbe saperlo (o impararlo!!!).
Francesca Cianci
Psicologa-psicoterapeuta
bellissimo Francisca
RispondiElimina