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lunedì 12 ottobre 2009

Molestie morali. di Francesca Cianci

MOLESTIE MORALI

Le violenze a cui intendo riferirmi oggi riguardano quel tipo di prigionia “raffinata” che non si nota all’esterno, che non va a finire sulle pagine di un giornale, che sta dietro i cosiddetti “matrimoni perfetti”. E’ una realtà assai comune, molto più diffusa di quanto si possa immaginare; si tratta di un tipo di violenza “invisibile”, di cui spesso neanche chi ne è prigioniero ha consapevolezza dei meccanismi che lo hanno reso vittima; è una realtà inquietante segnata da piccole ferocie quotidiane da parte di chi le agisce, da continui atteggiamenti svalutanti nei confronti di chi li subisce, da incomprensioni esasperate e croniche a tal punto da poter parlare di “equilibrio”(equilibrio malato, ovviamente), da conflitti continui. E’ una violenza che uccide ogni giorno, determinando uno stato di logoramento psichico che, in quanto prolungato, tende a minare alla base anche le personalità più solide. Questo tipo di condizione non emerge, “nessuno lo direbbe”, ma crea attorno a chi la vive un’atmosfera intrappolante e ansiogena, mettendo in moto un processo di lenta distruzione psicologica. Solitamente questo stato di cose si determina quasi esclusivamente all’interno del conteso familiare, tra le mura domestiche; sono violenze e soprusi che feriscono l’intima essenza della persona, che mortificano la dignità di chiunque ne sia vittima; sono sottili e continue aggressioni che nascono da relazioni distorte tra i coniugi, e dunque in seguito tale disfunzionalità viene a coinvolgere anche il rapporto tra coniugi e figli, e tende ad avviluppare l’intero nucleo familiare, avvelenando complessivamente l’atmosfera della famiglia stessa. Tali violenze sono caratterizzate fondamentalmente da una mancanza di libera espressione, dal timore del giudizio dell’altro, da comportamenti sgarbati e arroganti, da un senso di svalutazione messo in atto dal coniuge “aggressore”, fondamentalmente da una marcata incapacità di relazionare empaticamente.

La caratteristica fondamentale di questo tipo di “aggressioni” è proprio l’invisibilità; è difficile portare alla luce il disordine emotivo che si crea nell’ambito domestico perché è difficile tracciare il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Alla base di questo intreccio disfunzionale sostanzialmente c’è una grande povertà affettiva che conduce a manipolare in modo sottile e continuo e ad iniettare quotidianamente gocce di veleno a piccole dosi. Solitamente succede peraltro che di frequente o anche sporadicamente la collericità che di norma rimane latente e “controllata” esplode in episodi di ira e con manifestazioni aggressive più evidenti, passate le quali, si ritorna all’ “equilibrio” perverso” di sempre. Sono atteggiamenti e comportamenti che spesso inconsapevolmente mirano alla “distruzione morale” dell’altro, con cui si mantiene uno stato di competizione, e nei confronti del quale di solito il coniuge “colpevole” vive una sorta di complesso d’inferiorità. I comportamenti che più caratterizzano questi tipi di violenza sono: minacce verbali, sguardi e gesti aggressivi, sarcasmo, atteggiamenti sprezzanti, derisione, chiusura, svalutazione e colpevolizzazione. Questi tipi di legami in genere lasciano danni irreversibili e condizionamenti per tutta la vita; la loro pericolosità tende ad essere sottovalutata dai coniugi stessi proprio perché difficilmente si ha consapevolezza della gravità della condizione emotiva “intrappolante”, si tende addirittura a salvaguardare il tipo di equilibrio che nel tempo si è via via strutturato, con atteggiamenti del tipo “lui è fatto così… però è buono” oppure “in giro c’è di peggio…” (in riferimento alle situazioni più evidenti). In quanto “violenza invisibile” questo fenomeno comporta un certo grado di “pericolosità” a più livelli; potrebbe per esempio essere causa di forme depressive per chi subisce, o potrebbero verificarsi esplosioni più o meno gravi della collericità latente, provocando di conseguenza eventi anche drammatici che “nessuno si sarebbe mai aspettato”.

Francesca Cianci

Psicologa-psicoterapeuta

1 commento:

  1. Sono stata vittima di una molestia morale, è tanto terribile quanto soffocante il senso di impotenza e di inconsapevolezza che si prova. Io l'ho scoperto solo molto tempo dopo esserne uscita pagando questa uscita con una gravidanza prima di inferno poi in solitudine e poi senza che mio figlio fosse riconosciuto. Bisognerebeb parlarne di più sugli organi di informazione.

    Grazie

    Roberta

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