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martedì 13 ottobre 2009

i disturbi alimentari oggi. di Francesca Cianci

I DISTURBI ALIMENTARI OGGI: UN’EPIDEMIA DEI NOSTRI TEMPI

E’ certo che le patologie legate all’alimentazione, anoressie e bulimie, sono oggi ovvia conseguenza di un periodo di indiscusso “benessere socio-economico” se guardiamo agli ultimi decenni in relazione al periodo della penuria e dell’insicurezza alimentare che ha tormentato gran parte dell’ umanità per interi secoli. Ancor oggi una moltitudine di popolazioni vive in uno stato di denutrizione, ma di contro almeno un miliardo di persone obese popolano la terra, e un’altra grande fetta di tale popolazione è affetta dall’idolatria della magrezza femminile. Nelle società industriali più avanzate sono molte le donne che si dedicano con eccessiva preoccupazione al controllo del peso e dell’immagine del corpo, attraverso diete drastiche ed esercizi fisici estenuanti. L’attenzione della medicina per il soprappeso è un fatto relativamente recente; l’interesse per l’obesità come condizione patologica è nato circa nel novecento; è successo però che le valutazioni mediche e le ricerche scientifiche, nel tempo, si sono intrecciate con il nascere di ideali estetici e di modelli imposti dai mezzi di comunicazione di massa che sono entrati nelle nostre case in modo così tanto invasivo da sconvolgere le nostre coscienze in maniera sottile e continua. Ne consegue che in relazione a stereotipi estetici legati alla moda, un numero sempre più elevato di persone, specie donne, ritengono di essere soprappeso senza esserlo realmente e intraprendono diete dimagranti nocive nel tentativo di risolvere insoddisfazioni, conflitti, disagi di varia natura, creando con il proprio corpo e con la propria immagine esteriore un rapporto ossessivo e disarmonico. Emerge dunque nel tempo una patologia, purtroppo oggi assai diffusa e in continuo aumento: l’anoressia. E’ facile comprendere a questo punto che il comportamento anoressico rappresenta verosimilmente una serie di disagi e di disturbi che molto ha a che fare con problematiche depressive di fondo, o comunque con disfunzioni di tipo psicologico. Perché alcune donne più di altre si ammalano di anoressia? È da dire che intervengono diversi fattori, individuali, familiari e culturali; è certo però che sono più soggetti al rischio di malattia le persone con tratti ossessivi, con aspettative esasperate, con insoddisfazioni perenni, con personalità infantile e dunque con grande difficoltà ad elaborare il processo di separazione dalle figure genitoriali, con scarso controllo degli impulsi, scarsa tolleranza delle frustrazioni, con sessualità disordinata e scarsa libido, con eccessiva dipendenza dall’immagine sociale e dunque estetica. A tutto questo si possono intrecciare eventi traumatici, separazioni o lutti, malattie gravi, accadimenti che minacciano in qualche modo la stima di sé. La reazione alla paura di perdere il controllo e dunque la stima di sé è un’eccessiva concentrazione sul corpo e di conseguenza l’autoimposizione di un’eccessiva disciplina, come segno di capacità di autocontrollo. A questo punto scatta la malattia. All’anoressia, fa seguito solitamente la bulimia( che è il momento di trasgressione e di gratificazione che si alterna alla deprivazione alimentare e a cui in genere segue l’atto del vomitare, come punizione per aver mangiato), Anoressia e bulimia sono malattie gravi e pericolose, che mettono a serio rischio la salute fisica e mentale delle persone che ne sono affette. I metodi di cura che vengono proposti sono sempre da collocarsi in ambito psicoterapico, anche se spesso nei casi più gravi occorre il ricovero in una struttura adeguata. E’ da osservare in ogni caso che la terapia si basa su una relazione psicologica chiara, leale e affidabile, tra il terapeuta e il soggetto, all’interno di un rapporto di collaborazione e di fiducia anche con i membri della famiglia a cui appartiene la persona in questione. E’ necessario ricordare infine che tale tipo di patologia rappresenta solitamente un conflitto di base: la ricerca di un’autonomia totale da una parte e il desiderio di dipendenza e di ritorno all’infanzia, dall’altra.

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