PRIMA DI APRIRE LA BOCCA ASSICURARSI CHE IL CERVELLO SIA INSERITO

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Sono una psicologa siracusana e provo una grande passione nel trasmettere il mio pensiero e le mie conoscenze

sabato 3 ottobre 2009

LA PSICOTERAPIA “OMERTOSA”. di Francesca Cianci


Fa piacere apprendere che la psicologia come disciplina universitaria fa passi avanti, arricchendosi di nuove lauree specialistiche e avvalendosi di prestigiosi docenti a livello internazionale (è il caso dell’Università Kore di Enna). Le competenze si specializzano e si approfondiscono, i percorsi formativi vengono proposti attraverso metodologie e didattiche innovative e qualificate.

In qualità di psicologa e psicoterapeuta che vive ogni giorno a contatto con la realtà di chi è avvolto dentro svariate problematiche, patologie e disagi di ogni genere, sento l’esigenza di sollevare un disagio diverso, una sorta di “imbarazzo” che da sempre ha caratterizzato il mondo dei terapeuti e della psicologia in genere: l’”omertà” in relazione alle proprie sofferenze e al bisogno di “farsi aiutare”. In breve vorrei porre l’attenzione sulla mentalità dentro cui naviga la psicologia e la psicoterapia oggi.

Andare dallo psicologo purtroppo rappresenta ancor oggi una realtà da nascondere, un handicap che per molti significa fallimento, insicurezza,debolezza caratteriale, quando non addirittura malattia mentale.

Bisognerebbe che ci adoperassimo per abbattere questo muro che parla innanzitutto di ignoranza. Mi rendo conto che aleggia di fatto un’enorme confusione tra ruoli, discipline e competenze. Neurologia, psicologia e psichiatria sono scienze diverse e dunque con modalità d’approccio differente. Spesso mi sento dire da qualche paziente (e mi dispiaccio ancor più quando si tratta di persone in giovane età): “mi posso fidare? non voglio che si sappia che vengo da lei perché ho paura che mi prendono per pazzo”.

Sarà il caso di chiarire: la malattia mentale è cibo per gli psichiatri; tutte le sindromi di origine neurologica(dalle cefalee alle dolenzie varie, fino alle patologie più gravi compreso i tumori cerebrali o i traumi cranici, le ischemie cerebrali,ecc…) appartengono ai neurologi; agli psicologi e agli psicoterapeuti competono invece tutte quelle disfunzionalità che se anche si possono intrecciare con problematiche psichiatriche o neurologiche, fondamentalmente hanno alla base connotati di origine più prettamente psicoemotiva, in relazione anche ai vissuti di vita di ognuno ( si parla così di ansie, di forme depressive, di conflittualità e disfunzioni simili).

Detto questo sorge spontanea la meraviglia di fronte a frasi del tipo “posso farcela da solo” o “non voglio che si vengano a sapere i fatti miei”, come se l’avere qualche disagio o qualsiasi tipo di difficoltà esistenziale, comportasse una sorta di squalifica della propria identità ( o onnipotenza?!).

Mi chiedo: se si soffre di otite si pensa di poterla curare senza l’aiuto di un otorino? Se ci si rompe una gamba si va dall’ortopedico o ci si cura da soli? È come se nel momento in cui emerge un qualsivoglia problema in cui in qualche modo c’entri la volontà, la coscienza, o semplicemente il modo d’essere di ognuno, ci si sentisse intaccati nell’immagine di sé! Questo la dice lunga peraltro su tanti aspetti che di per sé sono già disfunzionali alla base, anche se chi ne è affetto spesso non ne è consapevole. Perché ci si vergogna di avere dei problemi emotivi e non ci si vergogna di avere un braccio rotto? Forse perché nel primo caso ci si sente in qualche modo responsabili o addirittura colpevoli in relazione a quel genere di problemi, mentre nel secondo caso si tratta di “fatalità”.

Questo aspetto “silenzioso” che circonda il mondo della psicoterapia è certamente legato ad un mondo ancora tristemente troppo impregnato di pregiudizi e contornato da una cultura che tende ad essere omologante e perbenista, una cultura che mira ancora troppo all’immagine più che al significato dell’essere vero.

Il cammino è ancora lungo, sconfiggere una mentalità in tal senso è cosa ardua; mi auguro che all’interno del pensiero dei colleghi psicologi e psicoterapeuti cominci ad insinuarsi la coscienza che ci porterà a trasmettere ai nostri pazienti e alla gente tutta che la psicoterapia non è necessariamente legata ad un concetto di “malattia”… piuttosto alla ricerca di un giusto significato di se stessi nel mondo!

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